Lunedì 16 giugno 2014 intorno alle 13:30 circa un violentissimo temporale ha colpito Portici e tutte le zone limitrofe. Sono bastati pochissimi minuti per far cadere oltre 30mm di pioggia e grandine e far scendere la temperatura fino a 13-14°C in pieno giorno, un valore che generalmente viene registrato in inverno. Raffiche di vento fortissime si sono abbattute in zone densamente popolate e urbanizzate, provocando gravi danni.
In un primo momento si è gridato alla tromba d’aria, io stesso ne ero convinto osservando il fenomeno e soprattutto quando ho visto arrivare detriti e oggetti trasportati dal vento che si alzava fortissimo impedendomi di chiudere la porta dell’ufficio e spingendomi contro essa, con difficoltà sono riuscito a raggiungere l’auto per correre a casa in una situazione surreale e proibitiva.
In realtà ciò che ci ha colpiti è stato un downburst, ovvero una colonna d’aria fredda che in rapida discesa impatta al suolo più o meno perpendicolarmente tendendo ad espandersi orizzontalmente (divergenza) in tutte le direzioni dando così l’impressione di una tromba d’aria ma i suoi effetti a volte sono anche più devastanti di quelli di un tornado.
La violenta espansione, paragonabile ad un improvviso scoppio (burst), spesso produce un vortice rotante, o un anello, all’interno del quale si sviluppano dei venti molto ravvicinati che hanno un’elevata velocità e direzioni opposte.
Qui sotto alcune foto degli effetti provocati dai venti nel Parco dove abito … alberi abbattuti, auto danneggiate, copertura dei terrazzi divelte, antenne piegate e abbattute, e allagamenti di appartamenti, androni dei palazzi e scale.
Incuriosito da questo fenomeno, a cui ho asistito per la prima volta, ho cercato di approfondire. Di seguito un po’ di informazioni:
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In un Downburst ritroviamo entrambi i tipi di wind shear (variazione della velocità del vento che si verificano lungo una direzione ortogonale alla direzione del vento e tendente ad esercitare una forza di rotazione.):
1) verticale e cioè la rapida variazione di velocità ed intensità del vento in linea verticale;
2) orizzontale e cioè la rapida variazione di velocità ed intensità del vento in linea orizzontale.
Il Downburst trae origine da un updraft che scendendo lungo la nube temporalesca viene ulteriormente raffreddato ed accelerato dalle forti precipitazioni in atto. Quando la massa d’aria giunge a contatto con il suolo riceve un’ulteriore accelerazione e diverge dal punto di impatto dando vita a venti con intensità e direzione molto diverse (wind shear).
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Durante ogni stagione estiva i media si sbizzarriscono nel rendere sensazionali le notizie di eventi meteorologici del tutto nella norma: “caldo record”, “temporale tropicale” e “tromba d’aria” sono alcuni esempi eclatanti di termini abusati con frequenza quasi quotidiana. Per nostra fortuna gli eventi tornadici sono piuttosto rari, anche se non impossibili, nel nostro paese; i temporali possono tuttavia produrre venti molto intensi e pericolosi anche in assenza di vere e proprie trombe d’aria.
La quasi totalità delle volte in cui si usa il termine tromba d’aria, lo si usa a sproposito. Spesso il giornalista che si trova ad osservare un fenomeno temporalesco violento in cui improvvisamente non si vede più nulla e si viene investiti da raffiche di vento a volte “esagerate”, è portato a credere di trovarsi di fronte ad un “tornado” quando in realtà è molto probabilmente il fenomeno del Downburst!
In parole semplici, il Downburst è il vento che si forma “davanti” ad un fronte temporalesco che avanza, creato dalla pioggia e dall’aria che con essa scende: più la pioggia scende violentemente, più il vento è forte. Provate a lanciare un sasso in una pozzanghera: se lo lasciate cadere esso schizza, se lo lanciate con violenza lo schizzo è maggiore.
Descrivendo il fenomeno più accuratamente, il Downburst è generato da un forte “Downdraft” ossia una colonna d’aria fredda a piccola scala che scende rapidamente dal cumulonembo accompagnata da forti piogge. Al momento dell’impatto con il suolo la colonna d’aria devia, espandendosi orizzontalmente: in queste condizioni si viene a formare un “vortice” rotante all’interno del quale si sviluppano dei venti di elevata velocità ma soprattutto di direzioni opposte.
Un Downburst è caratterizzato da variazioni improvvise del vento in intensità e direzione (in gergo tecnico “Wind Shear”) sia su linea verticale che orizzontale.
Nella maggior parte dei casi i Downburst sono accompagnati da precipitazioni e sono denominati “Wet Downburst”, in alcuni casi invece non sono accompagnati da precipitazioni e vengono quindi detti “Dry Downburst”; questo secondo tipo si verifica quando le precipitazioni attraversano uno strato di aria secca che fa evaporare la pioggia impedendole di arrivare a terra.
Se la base del cumulonembo si sviluppa ad una quota elevata, molto probabilmente si è in presenza di un’umidità piuttosto bassa e quindi sono probabili precipitazioni scarse e forti Downdraft, con maggior probabilità di formazione di un Dry Downburst. Se invece il cumulonembo si sviluppa ad una quota bassa, probabilmente l’aria è più umida e quindi sono più probabili Wet Downburst.
Il Downburst normalmente è più intenso sul bordo avanzante della stessa cella temporalesca e le raffiche che sviluppa possono causare seri danni alla vegetazione e alle strutture dei centri urbani, a tal punto che spesso possono essere confusi con i danni provocati da una tromba d’aria! Ma il Downburst si differenzia da essa per due motivi fondamentali: si può formare anche in presenza di temporali poco intensi e soprattutto, come abbiamo visto in precedenza, un Downburst produce venti che si muovono in “linea retta” e che non assumono perciò il classico moto rotatorio delle trombe d’aria.
Fonte (Nicola Bortoletto)
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