Ciao a tutti,
sono sempre stato attratto dai Licheni, trovo siano soggetti interessanti da un punto di vista biologico e soggetti molto belli da fotografare per l’enorme variabilità di forme e di colori.
Domenica scorsa approfittando di una visita familiare dai miei in campagna ho deciso di dedicarmi a questi soggetti. Ho fatto un po’ di prove e la prossima volta che tornerò nel luogo approfondirò.
Oggi vi mostro due foto scattate allo stesso soggetto, la prima di insieme e la seconda più ravvicinata. Si tratta di Xanthoria parietina (L.) Th.Fr., uno dei licheni più comuni e facili da trovare. Si presenta con un tallo di colore giallo/arancione acceso o verdastro (nei luoghi più ombrosi), disposto in rosette più o meno regolari di una decina o più di centimetri di diametro. Presenta lobi appiattiti o un pò concavi, con numerosi apoteci lecanorini a margine giallo e disco arancione.
E’ una specie foliosa che normalmente cresce dalle zone rurali alle zone antropizzate, su diversi substrati, cortecce di numerose essenze arboree, pietre e rocce, muri in cemento, tegole e mattoni. Io li ho trovati sulla corteccia di una pianta di fico.
Approfondendo la mia ricerca ho scoperto che i licheni vengono utilizzati come bioaccumulatori … di seguito riporto le informazioni trovate in questo sito per un approfondimento.
L’utilizzo dei licheni come bioaccumulatori
Notoriamente un bioaccumulatore è un organismo che riesce, per mezzo di proprie caratteristiche biologiche e fisiologiche, ad assorbire, accumulare e mantenere nel tempo le varie sostanze inquinanti presenti nell’aria. I licheni hanno delle spiccate qualita’ come bioaccumulatori e questo è dovuto soprattutto alla mancanza di uno strato di cellule epidermiche, la cuticola, presente invece nelle piante superiori e che rappresenta una struttura protettiva impermeabile all’acqua e ai gas.
Di conseguenza un lichene si comporta come una spugna e respirando riesce ad assorbire gli inquinanti, compresi quelli diffusi in bassissime concentrazioni in quanto la loro attività metabolica non ha limiti temporali; infatti i talli lichenici, attaccati tenacemente alle cortecce degli alberi, non conoscono stagionalità pertanto per tutto l’arco dell’anno, a prescindere dalle temperature o altre condizioni meteorologiche, presentano sempre un’attività metabolica e di accumulo.Ovviamente, il biomonitoraggio mediante i licheni non rappresenta una misura strumentale che permette di stabilire in un breve arco di tempo la concentrazione di un inquinante in un volume d’aria, ma in base alle concentrazioni dei metalli in traccia rilevati nei talli, si possono rilevare i patterns deposizionali. Questi ultimi possono essere determinati sia dalla distanza del lichene dalla sorgente d’inquinamento che dal trasporto dei venti subito dai contaminanti emessi. Questo trasporto è condizionato dall’orografia del territorio, dal tipo di molecola considerata, dai molteplici fattori atmosferici, dalla struttura termica dell’atmosfera e dall’altezza delle ciminiere. Questo tipo di indagine, quindi, permette una sicura localizzazione delle sorgenti inquinanti e l’individuazione di aree a rischio, conoscenza utile anche per ricerche di tipo epidemiologico.
Alla prossima